Pensieri molesti e immagini di fine estate

15. Settembre 2006

Consapevoli che al peggio non c’è mai fine e chi va con lo zoppo impara a zoppicare Flavio Briatore ed Emilio Fede, definiti “gemelli di perizoma”, fanno ridicola mostra di sé, sul settimanale “Oggi”. Speriamo solo che il duo non si trasformi, l’estate prossima, in un Brio-Trio guidato dal Cavaliere Perizomato. Il pensiero poco stupendo di Berlusconi in micro-slip non interessa i promotori di “Cuori in coro”. Loro contano di ricevere (non a babbo morto) i contributi promessi (dall’ex-Premier e da molti altri) durante la cena organizzata lo scorso 18 agosto da Krizia per dotare l’ospedale olbiese di un’apparecchiatura salva-vita.


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L’anno scorso suscitai l’ira funesta di Simona Ventura per una foto non felicissima che le avevo scattato. Mi fece un memorabile “cazziatone” telefonico ed io, in un attacco di coniglite, per evitare la minacciata querela, ho anche provveduto a bloccare la diffusione di quella immagine (da me considerata buffa e da lei dannosa). Pensavo di tenermi a distanza dalla Furiosa Ventura anche questa estate, per evitare complicanze ed effetti collaterali da foto non posate & concordate. A sciogliere il ghiaccio è stata proprio lei con un sorriso extra-white & large accompagnato da un assolutorio: “Non preoccuparti, tutto dimenticato!”.


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Beatrice Borromeo “Santorizzata” o Santoro “Beatricizzato?” Nell’attesa di capire meglio influssi & ruoli, è difficile pensare che l’aristo-rivelazione di Anno Zero si accontenti di passare per la brava Recitante di temini pre-confezionati. Beatrice, cervello-munita e dotata di notevole temperamento, sembrava ingessata in un simil-gioco di ruolo che l’ha vista elegantemente prestare volto, nome e voce.


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Metti una sera a cena con una coppia di ferro e fuoco. Il “Pro caridade!” di Gianna Orrù, madre-matriarca cagliaritana di Valeria Marini è l’equivalente sardo di “Per la carità!” intercalare un tempo abusato dalla Santanchè. La signora Gianna, parlando della sua Valeria, spara “pro caridade!” a raffica quando il discorso cade sull’ex-Cecchi Gori. Solo al sentirlo nominare s’infervora e parte in quarta mentre la figlia “pro caridade rinsavita dopo quell’incubo”, discretamente si alza e va a farsi un giretto, aspettando che Mamma si plachi.

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Il Cavaliere aspetta il nuovo Teatro-Serra e prepara nuove attrazioni nel Luna Park della Certosa

27 agosto 2006.

Il fortissimo vento di questi giorni ha spinto Silvio Berlusconi fuori dalla Certosa per le sue trasferte canterine ormai richiestissime come riempi-pista nei vari locali della Costa Smeralda. La cruda verità è che il Cavaliere dovrà aspettare il prossimo novembre per poter ricevere gli amici nel suo nuovo Teatro-Serra in via di completamento nel parco di Punta Lada. Questa è una struttura coperta, con palcoscenico, cabina di regia e quattro angoli sistemati a verde con effetti tecnologici strabilianti che faranno da contorno a spettacoli e concerti.

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Il Teatro-Serra del Cavaliere, con duecento posti per altrettanti ospiti, avrebbe dovuto essere già pronto per questa estate se fossero arrivati in tempo controsoffitto e pavimento. E, per colpa del maestrale rafficato che sferza questa coda d’estate, Berlusconi non può neanche utilizzare il suo Anfiteatro scoperto che contiene 350 persone sedute e settecento in piedi.

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In compenso, alcuni suoi stretti collaboratori sono già stati allertati per un summit che si terrà a settembre. Unico punto all’ordine del giorno: lo studio di fattibilità dei nuovi giochi che stanno già “bollendo in pentola”, ovvero nella testa del Cavaliere. Per ora c’è solo il titolo (L'inferno che inghiotte i peccatori) di un’attrazione con penitenze diaboliche da espiare nei vari gironi (per la gioia di BerluDante) e da giocare in gruppo. Promozione in vista per il roseto che, nei prossimi mesi, acquisterà proporzioni magnum come è già successo con i giardini dei cactus e degli hybiscus, oltre che per il palmeto, l’agrumeto e l’uliveto.

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Approvata anche la proliferazione strategica dei giochi di fumo e luce LED telecomandati per creare altre simulazioni stupefacenti almeno quanto la finta colata lavica e il planetario in grotta. Il parco della Certosa viene quotidianamente percorso a piedi dal Cavaliere, seguito dai suoi collaboratori in “carretta” (così Berlusconi chiama le macchinine elettriche da lui guidate solo in occasioni speciali).

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Il solito anonimo, non veneziano ma gallurese, dice che “Silvio ama troppo la Sardegna e il parco della Certosa per poter pensare di trasferirsi da un’altra parte. Conosce i nomi, in latino e in italiano, di tutte le piante. Le due ville che l’architetto Gamondi sta progettando per lui ad Antigua, saranno utilizzate soprattutto dai suoi familiari perchè Berlusconi, nei 65 ettari di Punta Lada, vuole ancora fare ancora tante cose per divertirsi e far divertire i suoi ospiti. E poi, a Porto Rotondo, sa di poter contare su di di noi; lavoriamo per il Cavaliere ma siamo anche diventati suoi amici e lui, qui, non si sente mai solo. Il segreto della sua forma? Ha imparato a controllarsi a tavola anche quando prepara le pizze e i gelati per i suoi ospiti. Infatti mentre noi mangiamo lui spilluzzicca; consuma molta verdura cotta, beve solo acqua, spremute e tè.”

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Intanto, un’altra talpa certosina, nascosta nel guardaroba dell’ex-Premier, ha rivelato l’esistenza di una trentina di pullover celesti di cachemire tutti uguali e di una pila di identiche camicie blu. Ma la “sindrome della divisa” o del serial look si ritrova anche nei pantaloncini da jogging e nelle tute usate per le escursioni tra le rocce che circondano la Certosa.

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P.S: “Caro Silvio, peggio per te che non sei venuto. Ti sei perso millecinquecento persone in piazza!” Pensiero acido di Domenico Bonifaci, costruttore romano, editore del Tempo che ha patrocinato, insieme al Comune di Olbia, la manifestazione più bella ed emozionante dell’estate: la Grande Danza di San Pantaleo. Il Cavaliere, invitato e “dato per certo” da molti, ha preferito altre compagnie mentre qualcuno temeva una sua apparizione in tutù sul palcoscenico.


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Tra pesci-robot e sedie-granchio, fermenti artistici settembrini a Porto Rotondo

16. Settembre 2006

Fermenti artistici settembrini a Porto Rotondo. A coordinare il cenacolo è sempre Luigi Donà dalle Rose, fondatore del villaggio. Il conte veneziano sembra più che mai deciso a completare il percorso iniziato quarant’anni fa quando chiamò i migliori scultori, pittori e architetti per realizzare piazze, moli, chiesa e teatro.

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Oggi ha un forte alleato nel maestro Mario Ceroli, tornato a Porto Rotondo, dopo molti anni. Sembra che, nel rivedere la “sua” chiesa e il “suo” teatro, il grande scultore si sia tanto emozionato da sposare l’idea dell’amico Luigino: costituire una a Fondazione per innalzare il Campanile in legno unico al mondo, sempre nato da un progetto di Mario Ceroli.

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A Porto Rotondo, quindi, sponsor cercasi per ultimare “incompiute” sacre & profane. L’elenco comprende quelle all’interno della chiesa (il confessionale, il portone in vetro, il rosone, il leggio per l’altare, il fonte battesimale e il cero pasquale); i quattro altorilievi per il teatro che ancora mancano all’appello e la piazzetta di Rudalza che si chiamerà Maestrale.

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Nel segno della novità, invece, è il feeling artistico nato tra il mecenate Luigi Donà e lo scultore francese Emmanuel Chapalain sbarcato a Porto Rotondo con il collega Jean Charles Roux. I pescioni in alluminio a grandezza naturale di Chapalain (corazzati per difendersi dagli umani), appesi nella villa del Conte, hanno conquistato anche Tom Perkins.


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Il Paperone americano è stato folgorato da uno squalo-robot che ora troneggia tra i cristalli del suo avveniristico clipper “The Maltese Falcon”. Ma, a casa Donà, in questi giorni, si assiste alla moltiplicazione dei pani e dei pesci tra gli artisti ospiti e i disegni con pinne e branchie (firmati da Emmanuel Chapalain) per i mosaici dei graniti che trasformeranno anche la pavimentazione di via del Molo e quindi del cuore di Porto Rotondo.


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Molto ammirate le grandi sedie-granchio di Jean Charles Roux. Provate a Mortorio e in altri luoghi ameni e rocciosi, sono risultate ideali per prendere il sole a bagno-maria e a prova di capitombolo una volta incastrate le zampe d’acciaio tra gli scogli.

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Una signora, più incline allo shopping che all’arte ha chiesto ed ottenuto di provare la scarpetta di Cenerentola e l’abito metal-fashion di Chapalain ma ha trovato la prima un “po’ scomoda” e il secondo “un po’ duro”. Naturalmente bocciata dallo scultore, la proposta dell’aspirante-cliente: vestito e scarpe su misura, in un metallo appena appena più morbido.


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