Il 19 aprile e il 9 maggio del 1985 sono due date che suscitano ancora ricordi vivissimi in Renato Careddu, allora sindaco di Olbia e in sua moglie Marina Forteleoni. Segnano l'inizio (ufficiale) e la fine (ufficiosa) del viaggio compiuto in Italia dai Principi di Galles Carlo d'Inghilterra e sua moglie Diana. I giornali dell'epoca diedero ampio risalto all'accoglienza ricevuta dalla giovane coppia in ogni città da loro visitata. "Da Olbia a Carlo e Diana il primo saluto dell'Italia" titolò un importante quotidiano nazionale che, come tanti altri, descrisse i vari momenti della tappa sarda, tutti regolati da un rigido protocollo.
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Ventinove anni dopo ne parliamo con Renato Careddu che, insieme alla moglie Marina, è stato un testimone diretto visto che, in quel periodo, indossava la fascia di primo cittadino. Da premettere che la città di Olbia è stata toccata due volte nel giro di venti giorni: all'inizio e alla fine del viaggio italiano dei Principi di Galles.
La mattina del 19 aprile 1985 Carlo e Diana arrivano all'aeroporto Costa Smeralda di Olbia. A riceverli un comitato d'onore, capeggiato dal Presidente del Senato Cossiga, dal Prefetto e dal sindaco di Olbia Renato Careddu "padrone di casa". L'atmosfera è festosa grazie ad una folla di curiosi e centinaia di alunni delle elementari che sventolano le bandiere inglesi e italiane.
Presente anche la Banda dell'Esercito che suona gli Inni Nazionali. Il corteo di auto con a bordo i Principi e i rappresentanti istituzionali si avvia verso Porto Rotondo passando per Golfo Aranci. Dopo il pranzo, allestito nel ristorante "La Spaghetteria" dell'Hotel San Marco, i festeggiamenti continuano tra scambi di doni, balletti sardi e foto ricordo.
Nel pomeriggio il corteo con gli illustri ospiti si avvia verso l'Isola Bianca dove il panfilo reale "Britannia" è in attesa per iniziare il viaggio istituzionale che durerà sino al 5 maggio, ultima tappa ufficiale: Venezia. Lungo tutto il viale Isola Bianca, a distanza di 15 metri l'uno dall'altro, sostano marinai in divisa bianca fino ad arrivare al molo d'attracco.
Carlo e Diana si imbarcano dopo i saluti alle autorità e lasciano il porto di Olbia ma ci ritorneranno il 9 maggio, venti giorni dopo, sempre a bordo del Britannia, insieme ai loro due bambini, ancora una volta accolti dal sindaco Renato Careddu e da altre autorità.
In questa seconda fase c'è stato spazio solo per lo scambio di saluti in porto e il trasferimento all'aeroporto per il viaggio di ritorno della Royal Family in Inghilterra.
Ora spazio ai ricordi di Renato Careddu che ci ha gentilmente concesso di pubblicare le sue foto d'archivio.
A distanza di tanti anni può dirci quali furono le sue impressioni e le sue sensazioni dal momento dell'arrivo di Carlo e Diana all'aeroporto di Olbia sino alla loro partenza, di pomeriggio, sul panfilo reale "Britannia" che li attendeva all'Isola Bianca?"
"Intanto devo premettere che l'allora presidente del Senato Francesco Cossiga aveva curato la visita dei Principi di Galles nei minimi particolari. Ci teneva moltissimo e, qualche settimana prima, aveva convocato a Roma sia me, in qualità di sindaco di Olbia, sia il prefetto per un colloquio con l'ambasciatore inglese. In quell'occasione ci furono date indicazioni precise sul protocollo da seguire e sulle norme di sicurezza. L'attenzione era molto alta e un gruppo di sommozzatori della Marina Militare aveva scandagliato tutto il fondale in previsione dell'arrivo del "Britannia" all'Isola Bianca. Per diversi giorni, in quello specchio di mare, era stato proibito l'accesso agli altri natanti. Io stesso, sempre inviato da Cossiga, in notevole anticipo, avevo accompagnato una delegazione inglese al "Gallura" di Olbia per decidere, con Rita Denza, il menù di un pranzo mediterraneo dal quale era stata bandita la carne per volontà di Carlo e Diana. Alla Denza, infatti, era stato dato il compito di coordinare il banchetto per più di cento invitati, allestito nella "Spaghetteria" dell'Hotel San Marco a Porto Rotondo, villaggio frequentato abitualmente dal presidente Cossiga, buon amico dei conti Nicolò e Luigi Donà dalle Rose".
Del menù si sa praticamente tutto: un'insalata di aragoste, spaghetti al sugo, risotto alle verdure, spigole lesse, filetto In crosta, contorni, frutta e dessert. Ma il vostro tavolo, sistemato in una sala appartata, era quello principesco, a tutti gli effetti. Come era composto e cosa la colpì nel comportamento dei suoi illustri vicini?
"Eravamo in dieci al nostro tavolo: Carlo e Diana, il presidente Cossiga, io e mia moglie Marina, l'ambasciatore inglese, il prefetto, il presidente della Regione Mario Melis, il presidente del Consiglio regionale Emanuele Sanna con la moglie. Rimasi molto colpito dal modo in cui la principessa Diana seguiva passo passo il marito in ogni minimo gesto legato al protocollo. La ricordo molto aggraziata, silenziosa, in qualche modo distaccata dal contesto. Più spontanea a fine pranzo quando ha chiesto un cappuccino, sorprendendo tutti. Cossiga, grazie alla padronanza della lingua inglese conversava con i principi ma, a un certo punto, ha dovuto arginare il presidente Mario Melis che, nell'imbarazzo generale, stava perorando con l'ambasciatore inglese la causa del separatismo citando le analogie tra Sardegna e Irlanda".
Ritornando al protocollo, ci racconti qualche retroscena...
"Un dettaglio mi è rimasto impresso: alle signore invitate alla colazione era stato chiesto di non indossare i colori della bandiera inglese. Altrettanto vivo è il ricordo delle mani del Principe Carlo: forti, tipiche di un uomo pratico. Non posso comunque dimenticare lo sforzo complessivo e il grande impegno profuso dall'amministrazione comunale. Pensate che nel palazzo Municipale di Corso Umberto avevamo organizzato una sala stampa per i numerosi corrispondenti arrivati da tutto il mondo".
A nome dell'amministrazione comunale olbiese lei consegnò un dono alla Principessa Diana. Quale oggetto scelse?
"Scelsi un ciondolo molto particolare, creato dall'orafo Vincenzo Marini. Il pendente con perle naturali e fluorite sarda piacque moltissimo alla Principessa Diana. Il colore intensissimo dei suoi occhi si illuminò quando vide il gioiello".
Sappiamo anche che, per consentire alla principessa Diana di rinfrescarsi, fu aperta la casa dei Bormioli, affacciata sulla piazzetta. Era una splendida giornata di primavera: il presidente Cossiga aveva detto che Diana era rimasta incantata dalle ginestre e, lui stesso, aveva consigliato di riempire l'appartamento con questi fiori, sistemati nei tipici cesti sardi di asfodelo. Sgaravatti, per l'occasione, aveva fornito un camion di piante per l'abbellimento di tutti i balconi e della piazza gremita. Tutte le signore avevano i cappelli, era una gara di eleganza; impressionante la mobilitazione delle forze dell'ordine a presidiare il villaggio e le strade. Rimasero tutti molti colpiti dal sorriso dolce e affabile di Lady Diana che dava la mano ai presenti, gentile e bellissima.
La principessa Diana, che indossava un abito color lavanda dello stilista Jan van Velden, dopo pranzo, applaudì i balletti sardi presentati per l'occasione dal presidente della Regione Mario Melis. In quello stesso, assolato pomeriggio, Carlo e Diana raggiunsero l'Isola Bianca per imbarcarsi sul "Britannia" , destinazione La Spezia, e continuare il grande tour nelle più suggestive città italiane.
I Principi di Galles, come testimoniano le foto gentilmente concesse da Renato Careddu, ritornarono a Olbia il 9 maggio per una "coda" ufficiosa della visita in Italia, ufficialmente conclusa il 5 maggio del 1985 a Venezia. Questa volta l'abito di Diana era bianco a pois rossi, lo stesso color vermiglio della giacca indossata dalla principessa.
"Ci fu giusto il tempo dei saluti all'Isola Bianca - ricorda Renato Careddu - prima che i Principi di Galles e i loro bambini raggiungessero l'aeroporto per imbarcarsi sul velivolo che li avrebbe riportati in Inghilterra, dopo il lungo viaggio italiano, iniziato e concluso in Sardegna, a Olbia.
Marella Giovannelli per Olbiavecchia 24 novembre 2014